2021 – Cambia denominazione in Associazione Calcio Trento 1921 S.r.l. Nella tappa dell’indomani, la Vicenza-Bolzano (è il 2 giugno), in prossimità delle Scale di Primolano Coppi viene inavvertitamente urtato da un altro corridore, Armando Peverelli, e cade, dovendosi ritirare; all’ospedale di Trento la diagnosi è senza appello: frattura tripla del bacino, niente Tour de France e stagione compromessa. Pochi giorni dopo, il 4 luglio, è comunque – pur in condizioni fisiche e psicologiche non ottimali – al via del Tour de France. Amendola e Pertini si incontrarono in Via Po. In maggio è secondo al Campionato di Zurigo e si aggiudica il Giro di Romagna e il 15 giugno si ripresenta al via del Giro d’Italia a distanza di sei anni dal trionfo del 1940. In quel Giro i favoriti sono lui e Bartali. La giuria si limita a penalizzare Magni di 2 minuti: il campione toscano può così conservare il primato e, due giorni dopo, vincere il Giro (tra i fischi del Vigorelli di Milano) con soli 11 secondi di margine su Cecchi. Si udiva ancora che qualche salva di fischi o di muggiti, poi la foresta tornava silenziosa. Partecipa poi al Giro d’Italia. L’atleta della Bianchi vince poi anche a Napoli, ma «Ginettaccio» resiste.
La Bianchi allora si ritira in blocco, per protesta, e in risposta l’Unione Velocipedistica Italiana infligge un mese di squalifica ai ciclisti della squadra, tra cui Coppi (che vince comunque la classifica del GPM di quel Giro). Durante la seconda guerra mondiale la città fu scossa improvvisamente dai bombardamenti, a partire dal 1942 e per tutto il 1943, a causa della presenza dell’aeroporto militare di Comiso; dalla sua pista partivano i cacciabombardieri dell’Asse. A 2 km dal traguardo del Giro del Piemonte, a causa delle rotaie del tram, il fratello di Fausto, Serse Coppi (suo gregario alla Bianchi), incorre in una caduta. Anche la stagione 1951 si apre negativamente: l’11 marzo alla Milano-Torino, infatti, Coppi è vittima di una caduta che gli causa la frattura della clavicola. All’indomani dell’episodio di Pieris – la tappa Rovigo-Trieste viene neutralizzata a causa di una sassaiola sui ciclisti – l'»Airone» si aggiudica la frazione dolomitica di Auronzo di Cadore, mentre Bartali veste di rosa. La gara si accende subito: nella seconda tappa, la Torino-Genova, vince Bartali; due giorni dopo, nella Reggio Emilia-Prato, i due si sfidano sull’Abetone: all’arrivo prevale il campione piemontese, mentre Bartali veste la maglia rosa.
Al campionato del mondo su strada di Copenaghen del 21 agosto, su un tracciato adatto ai velocisti, si piazza terzo alle spalle del «principe delle volate» Rik Van Steenbergen e di Ferdi Kübler; al successivo campionato del mondo di inseguimento di Ordrup indossa invece la maglia iridata del 1947 battendo in finale Lucien Gillen. La stagione non è conclusa: nell’inverno tra il 1947 e il 1948 Coppi, forte di importanti ingaggi, si dedica alle riunioni su pista, partecipando a ventuno gare di inseguimento e primeggiando su rivali come Rik Van Steenbergen, Antonio Bevilacqua e Theo Middelkamp. Il 14 marzo 1948 vince in volata la quarta edizione dell’Omloop Het Volk a Gand, ma viene retrocesso al secondo posto per un cambio di ruota non consentito. Bartali. È il trionfo per Coppi, maglia da calcio più bella del mondo che l’indomani al Parco dei Principi festeggia la vittoria all’esordio nella Grande Boucle: nessuno prima di lui era riuscito a centrare la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. L’indomani la Gazzetta dello Sport avrebbe dedicato all’impresa l’intera prima pagina, titolando: «Fausto Coppi non vede più nessuno dal Turchino a Sanremo e piega alla sua volontà indomita ogni ostacolo della corsa sfinge». La corsa si decide a cinque chilometri dall’arrivo, sul cavalcavia della Ghisolfa, a Milano, quando Coppi stacca i due compagni di fuga Luigi Casola e Michele Motta involandosi solo verso il traguardo del Vigorelli.
Il favorito è Koblet, vincitore del Tour 1951: già nella seconda tappa, però, lo svizzero rimane attardato, perdendo cinque minuti. Dopo quel Tour si classifica secondo al Grand Prix des Nations a cronometro, vince la seconda edizione del Gran Premio di Lugano a cronometro e si piazza terzo al Giro di Lombardia, superato nello sprint ristretto del Vigorelli di Milano da Louison Bobet e Giuseppe Minardi. Sempre sull’onda della protesta della Bianchi, al seguente Tour de France Coppi non partecipa. I due rivali si ritrovano al Giro d’Italia: dopo una prima settimana interlocutoria, l’ottava tappa, la Brescia-Vicenza, va a Hugo Koblet, che veste di rosa con 3’38» su Coppi e 6’12» su Bartali. Dopo il quinto posto al Giro di Toscana, vinto da Bartali grazie a un attacco sulla salita di San Giovanni, prende parte al Giro d’Italia. L’11 settembre fa suo il Giro del Veneto grazie a una fuga solitaria di 122 km e a seguire si aggiudica la classifica finale del campionato italiano professionisti, assegnato dopo cinque prove. Dopo la giornata di riposo, la corsa riprende con il tappone alpino Le Bourg-d’Oisans-Sestriere, 182 km con cinque colli – Croix-de-Fer, Télégraphe, Galibier, Monginevro e Sestriere – da scalare. Quel giorno, sul Colle del Galibier, Carlo Martini scatta la foto di un’epoca, immortala Coppi davanti, Bartali dietro e una bottiglia in mezzo.